Ma quale Europa?

aprile 2018

“Abbiamo fatto l’Europa, ora dobbiamo fare gli europei”. Questo forse, riprendendo una famosa frase di Massimo d’Azeglio, pensarono Schuman, Adenauer e De Gasperi quando, nel 1957, firmarono a Roma l’atto di nascita della Comunità Europea. Serviva un modello di riferimento nel quale far convogliare tutti gli spiriti nazionalistici europei, così da soffocarli e creare la nuova identità. I modelli furono Carlo Magno e il Sacro Romano Impero che, al culmine della sua espansione, copriva un territorio all’incirca simile a quello della CE. Molti lo ritennero il giusto riferimento: Carlo era il re che con la guerra e con la diplomazia diede forma a un impero europeo e cristiano. Sembrava perfetto!

LA GUERRA
I Sovietici intervennero invadendo il Paese con massicce forze terrestri e aeree, era dalla seconda guerra mondiale che l’Armata Rossa non dispiegava sul campo contingenti tali per portata e potenza di fuoco. L’Afghanistan fu occupato senza difficoltà e iniziò una lunga guerra di logoramento operata dai mujaheddin di Rabbani ed Hekmatiar (sostenuti anche dai Pashtun di Massoud) ai danni dei Russi occupanti e dei loro sostenitori in loco. Il conflitto durò dal 1979 al 1989, fu l’ultimo scorcio di guerra fredda e il primo episodio della guerra afghana, che dura tutt’oggi. Il Paese fu devastato profondamente e a guerra “finita” si contarono circa due milioni di morti tra i civili, altrettanti feriti e tre milioni di profughi. Come per gli Americani in Vietnam, la guerriglia si dimostrò una tattica vincente contro i Russi in Afghanistan, nonostante la loro forza d’impatto. I generali sovietici Rodionov e Gromov attuarono misure di repressione e anti-guerriglia spesso efficaci, ma non risolutive. Con l’avvento di Gorbacev e vista l’incapacità (o la poca convenienza vista la crisi sovietica) di continuare sostenere una guerra che si prolungava ab libitum senza effettivi sviluppi se non da parte nemica, i Sovietici lasciarono gradatamente il paese a partire dal 1988 e la lotto continuò solo tra mujaheddin e najibullah. La dissoluzione dell’URSS alla fine del 1991 causò di riflesso anche il crollo della RDA in Afghanistan, Hekmatiar e Massoud presero il potere con tutta felicità delle Nazioni estere che li avevano sostenuti. La pace era comunque ancora lontana e le tribù vincitrici iniziarono a lottare tra loro per motivi ideologico-religiosi. Nell’anarchia e nel caos afghano iniziò a brillare l’astro di Massoud, detto “il leone del Panjir”, fedele alleato di Washington e dell’Occidente nella regione, ma anche Osama Bin Laden, il miliardario saudita ex fiore all’occhiello degli Stati Uniti nella guerra contro i Sovietici ed ora reclamante “in nome di Allah” forse dei mancati pagamenti o non rispettati accordi…

Mappa di Daniele Dapiaggi


Tuttavia è lecito porsi una domanda: cos’hanno in comune l’Impero carolingio e l’Unione Europea? Ma soprattutto: Carlo aveva una coscienza europea?


IL CRISTIANESIMO PERNO DELL'IMPERO
Si ritiene, a buona ragione, che uno dei pilastri dell’Impero carolingio fu il Cristianesimo. Esso trovò un fertilissimo terreno nella politica pro-cultura di Carlo, ma la sua opera fu mirata più alla riproduzione dei manoscritti antichi piuttosto che al loro studio in quanto il mondo classico era prettamente pagano e mancava ancora la mediazione culturale tra classicità e Cristianesimo, che giunse solo più tardi dalla penna di San Tommaso d’Aquino (1221-1274). Inoltre va detto che oggi, vivendo in una gabbia culturale laica, ci risulta difficile comprendere il forte impatto della religione nella gestione dell’ordine sociale medievale. La scelta di investire sul Cristianesimo consegnò a Carlo un potente strumento di potere e di legittimità che altrimenti, con i semplici legami feudali, forse non avrebbe avuto. Un esempio? La conquista della Sassonia (con le stragi che ne seguirono) fu considerata come una giusta campagna di conversione dei Sassoni pagani.

Albrecht Dürer, Ritratto idealizzato di Carlo Magno, 1514, olio su legno, Stiftung Deutsches Historisches Museum, Berlino.


ROTTURA O CONTINUITÀ?
Quando Carlo fondò il suo impero non guardava al futuro, ma al passato. Anch’egli aveva bisogno di un modello e lo trovò nell’Impero Romano, nelle sue istituzione, nelle sue leggi, nella sua cultura. Chiamò i suoi domini Sacro (perché Cristiano) Romano Impero. A quell’epoca rifarsi al passato era l’unica soluzione per costruire uno stato solido e duraturo: non si stava cercando un’Europa quindi, ma uno stato che viveva sul Mediterraneo, proiettato in nord Africa e in Oriente, con un grande fardello che erano le province al centro del continente. Altri insieme a lui avevano coltivato la cultura romana, come gli Ostrogoti e i Longobardi in Italia e i Visigoti in Spagna. Solo i Vandali andarono contro corrente a ruppero col passato: il loro regno in Africa venne dopo poco cancellato dalla Storia da una campagna bizantina.


Eppure qualcosa di diverso dagli altri l’impero di Carlo ce l’aveva; visto, gioco facile, con l’occhio dei posteri il suo impero è piuttosto familiare… in conseguenza alla decadenza politica bizantina e longobarda e di fronte agli Arabi lanciati in Occidente da Maometto, con Carlo Magno il baricentro politico ed economico del Vecchio Continente si trasferì dal Mediterraneo al centro Europa, nella valle del Reno, per non spostarsi mai più. Fu questa la più grande rivoluzione di Carlo.